Pinacoteca Civica “P. Tacchi Venturi”

Pinacoteca Civica “P. Tacchi Venturi”

Pinacoteca Civica “P. Tacchi Venturi”

pinacoteca@comune.sanseverinomarche.mc.it
+39 0733 638095
Via Salimbeni 39, San Severino Marche

Estivo (da Luglio a Settembre) 

  • dal martedì al sabato 9.15 - 13.00 / 15.00 - 19.00; 
  • domenica e festivi 9.30 - 13.00 / 15.00 - 19.00; 
  • lunedì chiuso (eccetto i festivi). 

 

Invernale (da Ottobre a Giugno)

  • dal martedì al venerdì 9.30 - 13.00, 
  • sabato 9.30 -13.00 e 15.00 - 19.00, 
  • domenica e festivi 9.30 - 13.00 e 15.00 - 19.00; 
  • lunedì chiuso (eccetto i festivi).

La Pinacoteca Civica, costituita nel 1974 e riallestita nel 2015, intitolata a padre Tacchi-Venturi, gesuita settempedano studioso di storia e di religioni, ha sede al primo piano del cinquecentesco Palazzo Manuzzini. L’edificio conserva traccia della primitiva costruzione di stile gotico e nel cortile interno resti di una torre del secolo XI. La Pinacoteca custodisce una delle raccolte d’arte più preziose e ricche del territorio. Il pezzo più pregiato della collezione è sicuramente la Madonna della Pace del Pinturiccchio, che evidenzia i talentuosi virtuosismi romani del pittore. Proprio da Roma Bernardino di Betto detto Pinturicchio licenziò quest’opera per il severinate priore Liberato Bartelli.

La raccolta è distribuita in sei sale e ordinata secondo un criterio cronologico. A partire dalla prima sala, espressione della pittura giottesca, caratterizzata dal prezioso fondo oro e dai minuziosi dettagli decorativi, è la Madonna dell’Umiltà del fabrianese Allegretto Nuzi. Nella stessa sala è custodito un polittico di Paolo Veneziano, testimonianza della pittura trecentesca veneta che conferma gli stretti rapporti tra la Serenissima e le Marche.

Nella seconda sala si conservano affreschi di scuola marchigiana della seconda metà del Trecento, provenienti dalla distrutta chiesa di San Francesco, a conferma dell’elevato livello di produzione pittorica che animava la vita artistica della San Severino del XIV secolo.

Nutrita è la raccolta della produzione dei fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni che trova spazio nella terza sala. Contemporanei di Gentile da Fabriano, da cui sono stati in parte influenzati, hanno rielaborato altre fonti della complessa cultura fiorita europea, operando una vera rivoluzione linguistica nel mondo pittorico marchigiano dei primissimi anni del Quattrocento, in sincronia con il dominio sulla città degli Smeducci della Scala. Validi documenti di questa tendenza sono costituiti dal trittico Lo Sposalizio di Santa Caterina, datato 1400, firmato dal solo Lorenzo, impreziosito da una squisita eleganza formale e raffinatezze cromatiche che si ritrovano anche nella Santa Lucia. Numerosi altri affreschi provenienti da varie chiese della città completano il quadro pittorico salimbeniano, immortalando storie di vita quotidiana medievale, dove i personaggi hanno un’imparagonabile vis comica e grande invenzione narrativa.

Altro artista settempedano della seconda metà del’ 400, legato alla pittura di transizione tra Gotico e Rinascimento, è Lorenzo d’Alessandro di cui la Natività, la Madonna col Bambino, e la Pietà arricchiscono la quarta sala. Lorenzo, pur rimanendo legato alla tradizione pittorica locale, rielaborò le innovazioni che giungevano a San Severino da Toscana, Umbria e Veneto, cogliendo in particolare dall’Alunno l’espressività dei personaggi e dal Crivelli il senso del colore ed il gusto per l’ornato. Nella stessa sala è custodito il polittico che Vittore Crivelli, molto attivo nelle Marche insieme al fratello Carlo, eseguì per la Chiesa di Santa Maria delle Grazie; l’opera stupisce per cromatismo, ricchezza decorativa e minuzia dei particolari.

Nella quinta sala si può ammirare un polittico dell’Alunno firmato e datato 1468, eseguito per il Duomo Vecchio. L’opera completa di predella con cuspidi gotiche, rappresenta la Madonna con il Bambino e Santi. Nel dipinto elementi di gusto gotico si contemperano con le nuove esperienze prospettiche del Rinascimento. Il San Sebastiano, è una novità iconografica, un vero e proprio ritratto rinascimentale. Bernardino di Mariotto, che a San Severino tenne scuola dal 1502 al 1521, ereditando la bottega del locale Lorenzo d’Alessandro è presente con la Madonna del Soccorso. Della stessa scuola la Madonna della Pace del Pinturicchio, che raffigura la Madonna con il Bambino in atto di benedirla, tra due figure di Angeli ed in basso quella del committente Liberato Faranchi Bartelli, priore della Collegiata di San Severino. L’oro profuso nel dipinto fonde la sfarzosità dei broccati e delle seti con i toni verdi e azzurrognoli del paesaggio che si intravede dietro le aureole in una luce crepuscolare.

Completano la raccolta opere esposte nella sesta sala, una Pietà, un’Annunciazione e una Deposizione di Bernardino di Mariotto. Spicca per monumentalità un coro ligneo proveniente dal Duomo Vecchio del 1513 eseguito dalla bottega artigiana di Domenico Indivini.

Al piano sottostante, nella sezione dedicata al Barocco, si conservano opere di pittori locali, come l’originale pianta di San Severino realizzata nel Seicento da Cipriano Divini, la Natività di Girolamo Troppa, diverse tele del camerte Paolo Marini ed un paliotto in cuoio dipinto eseguito da Giulio Lazzarelli e rappresentante il Trasporto del corpo di San Severino. Spiccano inoltre in questa sezione i mappamondi terrestri e celesti di Matteo Greutier. Nell’ultimo ambiente sono conservati i 13 stendardi processionali raffiguranti i castelli della città (XVIII sec.) che in occasione della festa del santo patrono venivano fatti sfilare in corteo. Nello stesso piano è presente un lapidario con stemmi e lapidi della città di diverse epoche.

Di recente allestimento è la “Sala Bigioli”, che ospitai 27 bozzetti con scene tratte dalla Divina Commedia eseguite dal pittore settempedano Filippo Bigioli per le grandi tavole che commissionò il Cavalier Romualdo Gentilucci di Fabriano. Dello stesso pittore, membro della celebre Accademia di San Luca e dell’altrettanto nota Accademia dei Virtuosi, attivo anche nell’ormai distrutto Palazzo Torlonia a Roma, trovano spazio altre opere pittoriche eseguite in pieno stile neoclassico.

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