Costruita negli anni ‘50 del 1800, la chiesa di San Barnaba delimita col suo prospetto principale sud est il versante nord ovest della piazza principale della frazione di Spindoli: reinterpretata dall’ultimo restauro del 2005 secondo gli stilemi delle chiese rurali toscane rinascimentali per come, a loro volta, rinnovate secondo il gusto del XIX secolo – esempio più noto è forse la cappella della Madonna di Vitaleta a San Quirico d’Orcia – un’umile superficie a capanna è qui stata realizzata con conci di pietra prevalentemente irregolari lasciati a faccia vista. Unica eccezione a questa scelta progettuale, che ha riguardato l’intera fabbrica, è stata fatta per il corpo retrostante l’abside, in cui è ubicata la sagrestia.
I pochi ornamenti del prospetto principale sono un bel portale rialzato su due gradini, evidenziato da una cornice in pietra con imponente trabeazione sorretta da mensole a volute; un oculo posto sull’asse medio, come da suddetto esempio, anch’esso incorniciato in pietra; una cornice in laterizio a più livelli che asseconda l’andamento delle falde del tetto a coronamento del prospetto, quest’ultima una totale reinvenzione dell’ultimo restauro: le immagini d’archivio dello stato pre-intervento mostrano infatti un prospetto ad intonaco grezzo il cui tetto è privo di ogni cornice.
INTERNI
L’aula rettangolare e il presbiterio rialzato per un gradino, soffittati con dodici cassettoni realizzati in gesso e camorcanna, sono illuminati naturalmente solo dall’oculo in facciata e da due lunette poste sui prospetti laterali, in asse con i due archi che incorniciano due bucature cieche che ospitano altrettante statue.
L’abside invece, evidenziata da un arco trionfale ribassato sorretto da paraste, cui corrisponde in copertura un catino semiellissoidale in camorcanna dipinta celeste nel cui centro campeggiano il monogramma IHS ed un cartiglio a lettere dorate, tradisce una non corrispondenza geometrica, sia in pianta che in elevazione, con l’involucro esterno emiciclico: ciò è dovuto alla volontà di ricavare nell’area di sedime dell’intera abside, oltre ad all’abside interna ristretta, una sorta di deambulatorio di servizio antecedente il vano sagrestia e in grado di consentire l’accesso anche ad un’ulteriore vano di servizio sovrastante il catino absidale, inscritto nella porzione superiore dell’emiciclo esterno ed illuminato da un’apertura rettangolare posta al centro della curva absidale esterna.
L’arredo liturgico rispetta le prescrizioni del Concilio Vaticano II: l’altare lapideo è posto al centro tra tabernacolo e ambone; alle spalle dell’altare si erge un monolitico dossale di manifattura contemporanea in cui è stato ricavato un vano scoperto, a mo’ di trono di pietra, atto ad ospitare la statua di San Barnaba.
La web app Cuore di Marche è frutto della passione e dell’impegno degli autori.
Aiutaci a migliorarla, scrivendoci le tue impressioni: