San Severino è una città dalle mille storie, armoniosa come la sua piazza, non si può passare indifferenti senza averla visitata. Trae le sue origini dall’antica Septempeda, importante colonia romana per la sua posizione sulla via che collegava l’Adriatico alla Flaminia. Dal Castello si gode una vista impareggiabile, e le campagne, punteggiate da casolari, sono l’immagine costante che accompagna in questa tappa, tra filari ombrosi di alberi e le antiche ville che annunciano l’arrivo a Treia. Il percorso escursionistico è il più lungo del cammino; attraversa tratti di strade asfaltate e carrarecce, e per distanza e dislivello, richiede una buon allenamento e attitudine al cammino.
Cenni Storici
Tappa fondamentale del cammino in terra marchigiana è San Severino Marche, già municipio romano di Septempeda, posto lungo il diverticolo della via Flaminia che collegava Roma con Ancona. Il nucleo medievale sorto sul Monte Nero – il Castrum Regale – dai cui svettano ancora oggi la torre comunale e il campanile del Duomo vecchio, ha avuto un grande sviluppo dal punto di vista economico a partire dal secolo XIII. L’antico castello si ampliava ai piedi del versante settentrionale del Monte Nero, dando origine alla Platea mercati – oggi la magnifica Piazza del Popolo – dalla perfetta forma ellittica e nuovo centro cittadino. La fortuna economica della città portò una ricca fioritura artistica, con le botteghe dei pittori Lorenzo e Jacopo Salimbeni, di Lorenzo D’Alessandro e dello scultore Domenico Indivini. Elevata al rango di città da Sisto V nel 1586, con il ripristino della sede vescovile, San Severino conobbe nel Seicento una rinvigorita stagione culturale che si è chiusa solo alla fine del secolo XIX.
Tratti Intermedi
1 – SEPTEMPEDA
Lasciata San Severino Marche, camminando per 3,1 km, l’antica via Romano-Lauretana tocca il sito della città romana di Septempeda, in località Pieve. Il municipio, ricordato da Strabone e Plinio il Vecchio, dà il nome alla via Septempedana, diverticolo della via Flaminia che si origina a Nocera Umbra per raggiungere Ancona. L’antica direttrice è infrastruttura fondamentale di connessione dell’Urbe con l’Oriente e con l’Adriatico settentrionale e favorì lo sviluppo economico di questo territorio per tutto il Medioevo, restando direttrice fondamentale di commerci e pellegrinaggi. Venuto meno il controllo militare dei confini garantito dall’Impero Romano, le strade di fondovalle divennero insicure per cui le città si svilupparono sui colli, dando origine ai Liberi Comuni, e le vie di cammino, ferma restando la direttrice, si spostarono per lo più in posizione di crinale.
DATI TECNICI
2 – FRA SAN SEVERINO E PASSO DI TREIA: verso l’Adriatico
Continuando il cammino per 8,7 km fino alla località Borgianelle.
Ha qui inizio un breve tratto della strada detta Septempedana che da San Severino Marche, fiancheggiando il Potenza nella contrada di Berta e attraversando il territorio del Comune di Treia, confluisce a Santa Maria in Selva, poco prima di Villa Potenza. Si tratta di un segmento strategico, ma in buona parte diversificato rispetto all’antico diverticolo della via Flaminia che in età romana si staccava dal fondovalle per salire a Montecchio (oggi Treia) e raggiungere Osimo e Ancona: in età medievale, correndo parallelamente al Potenza in direzione del Passo di Macerata (ovvero Villa Potenza), Recanati e Loreto, consentiva ai pellegrini in transito un agevole percorso fra Roma e Loreto. È definito nelle fonti coeve “strata magistra”.
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3 – VILLA VALCERASA: il Convento di Valcerasa
Prossima tappa è il Convento di Valcerasa.
Sorto nella seconda metà del Trecento per opera dei seguaci di Angelo Clareno nei boschi dove si recava a pregare il beato Pietro da Treia, seguace di San Francesco, costituisce una delle più importanti testimonianze della sua vita. Situato nei pressi della strada maestra in direzione di San Severino da una parte e Loreto dall’altra, l’umile convento dei Clareni fu ristrutturato a metà Quattrocento per divenire un ospizio per la sosta e il riposo di viandanti e pellegrini, soprattutto nobili e alti prelati. Nel 1449 vi fece sosta papa Niccolò V, il primo pontefice che si recò a far visita alla Santa Casa di Loreto e, nel marzo del 1523, la duchessa di Camerino Caterina Cybo Varano, per la cui accoglienza l’ospizio fu arricchito di ricchi drappi e arredi. Fu trasformato in villa nel Settecento e alla stessa fu annessa una splendida chiesa con campanile ancora oggi visibile.
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4 – VILLA SPADA
Il penultimo tratto di questa terza tappa arriva a Villa Spada.
Si tratta di un complesso monumentale non inserito lungo l’antico percorso della via romano-lauretana, ma di indubbio interesse paesaggistico, storico e culturale in quanto è costituito da edifici e spazi verdi perfettamente armonizzati, testimonianza di una storia lunga più di mille anni. La villa, realizzata dall’architetto neoclassico Giuseppe Valadier nel 1815, prende il nome dal più illustre dei suoi proprietari, Lavinio de’ Medici Spada, e sorge nel luogo di un preesistente convento cappuccino edificato a partire dal 1578, che dà oggi il nome al bosco dei cappuccini. È a sua volta costruito attorno alla chiesa di San Savino, le cui prime testimonianze risalgono ai primi decenni del secolo XI.
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