Il cammino riprende attraverso luoghi ricchi di storia, su un percorso che permetteva la mobilità di genti e armenti verso la valle del Potenza, a cavallo tra le due grandi diocesi rivali di Camerino e San Severino. Superata la località i Ponti, passando vicino ai magnifici luoghi di culto di Renacavata e San Gregorio, si sale fino a Torre Beregna, seguendo una strada panoramica che spazia fino ai Monti Sibillini. Si imbocca una carrareccia che attraversa il bosco di Manfrica, noto per la sua ricca natura, e si giunge a San Severino Marche. Il percorso escursionistico, per distanza e dislivello, richiede un buon allenamento.
Cenni Storici
Porta Caterina Cybo, dal nome della duchessa consorte di Giovanni Maria Varano, poi reggente di Camerino dal 1527 al 1535, consente di entrare nella parte sud-est della città e di spingersi nel cuore del potere politico ed economico medievale. Per gli esiti del sisma, il percorso attuale risulta breve ma significativo: attraverso Porta Caterina Cybo si risale, oltrepassando le mure urbiche, per via Ugo Betti, noto poeta e drammaturgo camerinese, per giungere rapidamente alla piazza sulla quale si affacciano l’Arcivescovado, la Cattedrale, il palazzo Ducale. L’elegante quadriportico tardo quattrocentesco viene attribuito all’architetto fiorentino Baccio Pontelli. Nella stessa piazza confluiva la “strada dei mercanti”, ricca di fondaci ove affluivano sia le migliori produzioni camerti come carta, tessuti e zafferano, sia i preziosi tessuti fiorentini, veronesi e fiamminghi, spezie e tappeti che ne confermano il volto dinamico di città-cerniera nei traffici interregionali, in stretta relazione con i maggiori mercati del tempo.
Tratti Intermedi
1 – BASILICA SAN VENANZIO: un angolo di Medioevo
Dove finisce la prima tappa, inizia la seconda. Percorso il primo 1,3 km, si arriva alla Basilica di San Venanzio.
Tre elementi connotano questo suggestivo angolo di Medioevo: la Chiesa di San Venanzio intitolata al patrono della città e della Diocesi, con il suo splendido portale; un antico forno la cui produzione era destinata in buona parte ai pellegrini in transito; la porta de Filillo attraverso la quale ci si immetteva lungo la strada maestra che consentiva di giungere alla Torre di Beregna e, da lì, a San Severino Marche, Recanati e Loreto, ma non prima di aver visitato la Chiesa di San Domenico, ove Carlo Crivelli dipinge nel 1482 un polittico con Madonna col Bambino e Santi, e aver soggiornato nell’attiguo Convento o nell’ospedale dell’Annunziata. Luogo di sosta e di preghiera per i numerosi forestieri residenti e in transito, e ulteriore conferma della rete interregionale e internazionale in cui il cammino si inseriva, era la cappella dei Santi Rocco e Sebastiano posta nella Chiesa di San Venanzio, di cui disponeva la “Società dei forestieri italiani”.
DATI TECNICI
2 – LOC. I PONTI: verso Renacavata e Loreto
Superata la basilica, si percorre 1,6 km per giungere in località I Ponti.
La località, il cui nome sembrerebbe rinviare, secondo un’ipotesi del Bittarelli, alle vaste arcate di un acquedotto romano, rappresenta per secoli un importante snodo viario, consentendo l’innesto con varie strade: la principale si dirige verso il convento dei Cappuccini di Renacavata, culla dell’Ordine dei Cappuccini, e Beregna, il confine dello Stato e Ducato di Camerino in direzione di San Severino Marche. Definita dagli Statuti cittadini via magistra, qui confluiva “la strada della porta de Filillo tirando per la via della torre de Beregnia”, soggetta nel Medioevo a cure particolari e “mactonata” per un lungo tratto. La remota presenza di abbeveratoi, osterie, dimore signorili ne conferma la funzionalità strategica lungo l’antico itinerario tra Roma e Loreto.
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3 – CONVENTO RENACAVATA: culla dell’Ordine dei Cappuccini
Camminando poi per 1,4 km, si può scorgere il Convento Renacavata.
Il 3 luglio 1528 il pontefice Clemente VII concedeva, per intercessione della duchessa di Camerino Caterina Cybo Varano, l’approvazione della riforma cappuccina: pochi mesi più tardi qui sorgeva il primo Convento del nuovo Ordine, che avrebbe avuto in tempi rapidi una amplissima diffusione in Italia e in Europa. Nel luogo ove viene edificato il Convento preesistevano una cappella dedicata alla Madonna e una domus hospitalis per pellegrini e viandanti (Furiasse 2016): elementi che ne confermano il ruolo di perno nella viabilità interregionale e specificamente religiosa in direzione di Loreto. La struttura dell’edificio rende visibile la povertà del primitivo Convento voluto dai frati. Nella piccola chiesa annessa è di particolare interesse una grande maiolica policroma attribuita al fiorentino Santi Buglioni e, conservati nell’attiguo Museo Storico, manufatti raffinati che documentano l’operosità dei frati Cappuccini.
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4 – CHIESA SAN GREGORIO IN DINAZZANO
A 1,3 km di distanza, s’incontra un’altra luogo di culto: la Chiesa di San Gregorio in Dinazzano.
Immersa nel verde intenso dei castagneti, la Chiesa di San Gregorio con quel che resta dell’attiguo Monastero sorge attorno all’anno Mille per ospitare, nel volgere dei secoli, comunità femminili: monache Benedettine e Clarisse. Luogo di sosta dei pellegrini in transito lungo l’antica via romano-lauretana, conserva un affresco cinquecentesco della Vergine Maria sotto un tempio sorretto da angeli, che secondo l’antica iconografia camerte rappresenta la Madonna di Loreto. La chiesa conteneva anche un paliotto d’altare quattrocentesco con analoga raffigurazione della Madonna di Loreto: preludio alla meta finale del Santuario lauretano. Uno scrigno prezioso di storia, arte e cultura meritevole di grande attenzione e che necessita di interventi di recupero per essere restituito alla collettività in tutta la sua integrità e bellezza.
DATI TECNICI
5 – TORRE BEREGNA: una porta verso l’Adriatico
Si prosegue per 3,4 km prima di incontrare la località Torre Beregna.
Una antica torre di guardia, un ospedale per pellegrini e viandanti e una attivissima dogana puntellavano nel Medioevo questo largo pianoro, dove la vista si dilata su tutto l’orizzonte: era la cerniera del sistema viario e difensivo del Comune, Stato e Ducato di Camerino, e a un tempo il tratto più vulnerabile, come attesta nel 1259 il passaggio dell’esercito di Manfredi per la conquista della città. Costruita da Giovanni da Varano nel 1381 e crollata nel 1973, Torre Beregna ha costituito per secoli il baluardo più elevato di una barriera difensiva detta l’Intagliata che scendeva a Torre del Parco, proseguiva per Lanciano e finiva a Pioraco: elemento chiave di un confine consolidato, ma anche la porta naturale verso l’Adriatico, che conduce a Villa d’Aria in direzione del Rifugio di Manfrica.
DATI TECNICI
6 – RIFUGIO MANFRICA: la Valle dei Grilli e l’Abbazia di Sant’Eustachio in Domora
Camminando ancora per 2,3 km prima dell’ultimo e più lungo tratto (8,9 km), si raggiunge il Rifugio Manfrica.
Il percorso della via medievale che univa Camerino a San Severino Marche si dipanava attraverso la zona del Torrone, il valico di Beregna e la Valle dei grilli. Lungo questa direttrice, per lo più immersa nella natura incontaminata, sorgono l’insediamento monastico di San Gregorio in Dinazzano e il convento dei padri minori cappuccini di Renacavata, culla dell’Ordine. Proseguendo verso San Severino ci si immergeva nelle foreste di Mambrica in direzione dell’abbazia Benedettina di Sant’Eustachio – già eremo di San Michele in Domora, di chiara ascendenza bizantina – sorta nella stretta valle dove, fin dall’epoca romana, si praticava l’attività estrattiva funzionale all’attività edilizia del vicino centro settempedano.
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