
Dove nasce il fiume… risalendo l’Esino
Dalla Valle dell’Esino risaliremo il fiume che al paese ha dato il suo nome: la storia delle conce, delle tinte,…
Non si conosce l’origine di ESANATOGLIA, ma appare probabile l’esistenza di un vico romano denominato Esa, dove sorgeva un tempio dedicato a Giove Celeste, al cui posto sembra sia stata costruita la Pieve di S. Anatolia, martire del III sec.
La mancanza di altre strutture e organizzazioni nella fase di passaggio altomedievale fanno delle pievi un punto di riferimento per le popolazioni, in quanto erano sedi di fonti battesimali e rimanevano l’unico riferimento di carattere amministrativo con autorità riconosciuta. Divennero pertanto anche poli di aggregazione per lo sviluppo di insediamenti, che nel caso di Esanatoglia sembra averne determinato anche il nome.
Dopo l’invasione longobarda, tra il sec. IX e il sec. X, nella zona si installano una serie di Conti Longobardi, diversi domini che danno luogo a fenomeni di incastellamento nei pressi della Pieve e che procedono ad una serie di fondazioni di monasteri o donazioni ai preesistenti. Tali fenomeni si ampliano e stabilizzano nel corso dei secc. XI e XII.
Al 1015 risale la fondazione del monastero di San Michele Arcangelo “infra hostia” da parte della Contessa Berta degli Amezoni e del Conte Attone degli Attoni, struttura che nel tempo riceve molte altre donazioni, tra cui quella del 1180 del Conte di Malcavalca di Albertino che cede metà della Pieve di Santa Anatolia al medesimo monastero.
I Malcavalca, signori di Fiuminata, sembrano avere assunto un ruolo dominante sul territorio esanatogliense, che nel frattempo si è sviluppato, infatti dalla documentazione risulta la presenza di un nucleo fortificato e di un mulino nei pressi della pieve, probabilmente costruiti dai piccoli feudatari proprietari del territorio circostante.
Al 1040 risale la prima citazione del “castrum Sancte Anatholie” insieme ad una serie di monasteri; oltre a San Michele, che resta la struttura religiosa più importante nella zona, risultano anche i monasteri dei SS. Cosma e Damiano di Fonte Bono, S. Maria Maddalena delle Benedettine e l’Eremo di San Lorenzo in Laverete.
Nel 1198 Innocenzo III concede al monastero di S.Angelo un privilegio con l’attribuzione di esazioni e diritti vari su circa 40 chiese.
Alla fine del sec. XII i diversi Domini stabilitisi nel territorio di Esanatoglia cominciano ad organizzarsi avviando la formazione del comune, cedendo proprietà e diritti che però non determinano una perdita di potere, ma una differenziazione e una istituzionalizzazione. Di fatto il “castrum” viene governato da una associazione di “domini” con potere laico, mentre il centro di potere religioso passa soprattutto a San Michele, la Pieve diviene semplice parrocchia.
Nel 1203 Innocenzo III invia una Bolla a Fabriano ed Esanatoglia per richiedere un aiuto in favore dei Matelicesi contro Camerino. La Bolla è indirizzata al Podestà e all’Universitas di Santa Anatolia, attestando la piena affermazione del Comune. Per la sua posizione, Santa Anatolia è contesa tra i Comuni più potenti di Fabriano e Matelica; nel 1211 questi stipulano dei patti che sanciscono una spartizione, e il Comune sembra cadere sotto l’influenza degli Ottoni signori di Matelica, ma nel 1214, dopo un accordo tra Fabriano e Camerino, il “castrum Sancte Anatholie” passa sotto la tutela di Camerino, dominato dai Varano. Tale passaggio viene sancito con diploma del 1240 del Cardinale Sinibaldo Fieschi, in cui Santa Anatolia risulta tra le franchigie attribuite a Camerino.
Nel corso del sec. XIII il “castrum” si espande e dalla parte alta della zona della Pieve si estende in basso, nella parte denominata Burgo, dove sorgevano i monasteri di Santa Maria Maddalena e di S. Agostino e la chiesa di S. Andrea. I “domini” vi costruiscono le loro residenze e vi si stabiliscono.
Il dominio di Camerino si esplica con la nomina del Podestà, di provenienza camerte. Anche gli statuti di Camerino ribadiscono tale obbligo. La sottomissione del Comune conosce periodi di conflittualità, in cui si inseriscono anche le volontà di dominio del Comune di Matelica.
Nel corso dei secc. XIII e XIV Santa Anatolia segue le vicende di Camerino, sostenendo le guerre in cui tale Comune viene coinvolto e subendo attacchi dai suoi nemici.
Con il sec. XIV la struttura urbanistica e istituzionale di Santa Anatolia sono ormai definite. Il castello era diviso in 4 quartieri, tutti circondati da mura, che occupavano l’attuale superficie del centro storico ed erano:
–quartiere della Pieve, coincidente con l’area dell’antico “castrum”
quartiere di Mezzo
–quartiere di San Martino, dalla chiesa fino alla porta del Borgo
quartiere di S.Andrea
Il centro era costituito dal “Castrum”, sede del potere politico e amministrativo, dove vivevano i cittadini più facoltosi e centro della vita religiosa.
Il territorio esterno alle mura era diviso in 15 Gualdarie. A capo di ciascuna era posto un Gualdario, eletto a sorte tra i capifamiglia, in carica 6 mesi e rieleggibile solo dopo che tutti avevano fatto il proprio turno.
La struttura difensiva comprendeva, oltre al “castrum”, una rocca posta alle falde del monte Consegno, nella località denominata Sassillo, presieduta da guardie con a capo il Castellano del cassero, un uomo di Camerino e da questa stipendiato. Vi erano poi altre fortezze poste sulle vie di accesso.
Tra gli edifici principali erano il Palazzo comunale e del Podestà e il Palazzo Varano.
La dipendenza da Camerino diviene sempre più stretta, attraverso la nomina di Podestà Varano, e viene sancita anche dalla compilazione degli Statuti comunali del 1324. Gli statuti furono redatti da 7 statutari per mano del notaio Andrea di Giovanni al tempo del Podestà Giovanni di Mastro Salimbene di Camerino, a questi seguì una successiva redazione nel 1344, data alle stampe a Camerino nel 1552.
Rispetto a Camerino, Esanatoglia era “Terra raccomandata”, uno status che garantiva una relativa autonomia dietro il pagamento annuo di 150 fiorini d’oro, fatta eccezione per la nomina del Podestà, che esercitava la giustizia, riservata sempre al Comune dominante. I rapporti con Camerino vennero regolati attraverso dei capitoli che prevedevano obblighi e privilegi per gli abitanti dei 2 comuni.
La stabilità garantisce un certo sviluppo economico e demografico, tanto che negli statuti risultano otto corporazioni di arti e mestieri: “literati layci (notai, giudici); mercatores, calzolarii, fabri, magistri lignorum, muratores et pretaioli, vasarii, beccarii cum sartoribus”.
Le corporazioni eleggevano propri rettori che avevano il diritto di far parte dei Consigli, anche se di fatto l’attività preponderante resta quella agricola, e pur sviluppandosi una classe “popolare”, non riuscirà mai ad assumere un ruolo dominante tale da determinare il passaggio al Comune popolare, pur vigendo l’obbligo di iscrizione alle corporazioni per accedere alle cariche.
Tale situazione determina una posizione anomala di Esanatoglia nel panorama delle strutture comunali, a metà tra un Comune cittadino, con attività diversificate e stratificazione sociale, e un Comune rurale dove è prevalente l’attività agricola.
L’attività artigianale e commerciale ha comunque un suo sviluppo, soprattutto nei settori della ceramica e della pelle, e dalla fine del sec. XV anche della lavorazione della carta.
L’espansione demografica determina la nascita di 2 nuovi borghi: S. Caterina e San Rocco.
Il periodo positivo viene interrotto nel 1433 dalla discesa di Francesco Sforza, che fece saccheggiare il paese e il territorio con l’aiuto dei matelicesi.
Dopo 10 anni Santa Anatolia ritorna sotto Camerino, che manterrà il dominio fino alla devoluzione del Ducato allo Stato Pontificio nel 1545.
Pur non essendo più dipendente dal Ducato camerte, il legame con Camerino perdura, soprattutto attraverso la Diocesi da cui Santa Anatolia dipende.
Godetevi un tour alla scoperta dei sette campanili del borgo e visitate “Lu Roccone” (la Rocca del Castrum), antica torre d’avvistamento e fortificazione del tredicesimo secolo.
Gustate il “Frostingo”, dolce dal sapore antico! Preferite il salato? Specialità locali sono le cotiche con i fagioli, le zuppe di legumi, lo zafferano e le tagliatelle al sugo di gambero.
Meravigliose sono le riproduzioni delle antiche ceramiche rinascimentali di Santa Anatolia, che sapranno testimoniarvi sin dal primo sguardo l’abilità delle mani degli artigiani del borgo.
Battete il sentiero naturalistico Le Vene, percorrete con trekking o in mountain bike i percorsi Esatrail, abbandonatevi al volo libero per parapendio e deltaplano da I Tre Pizzi di Monte Gemmo.
È una delle piste antiche d’Italia. Situata tra due promontori, ha un andamento a sali/scendi, con curve in contropendenza. Una chicca per gli appassionati!
La web app Cuore di Marche è frutto della passione e dell’impegno degli autori.
Aiutaci a migliorarla, scrivendoci le tue impressioni: